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IL SECONDO "DOPOGUERRA",LA RICOSTRUZIONE
E IL "BOOM" FINO ALLA CRISI ATTUALE
Nel frattempo i prezzi del Sud e del Centro andavano allineandosi
con quelli del Nord Italia per cui si ebbe un'ulteriore spinta al rialzo
dei prezzi. La ricostruzione era urgente, ma il reddito nazionale era
circa la metà di quello del 1938.
Ciò nonostante le virtù del popolo italiano, riscoperte
in clima democratico, fecero sì che, intorno al 1947-'48, malgrado
il saggio ufficiale fosse spinto dal 4 al 5,5 %, si ebbe un discreto assestamento.
L'inflazione cominciò ad arrestarsi, le punte massime dei prezzi
calarono, gli scambi commerciali con l'estero migliorarono a vantaggio
dei nostri manufatti di qualità e competitivi: la "linea Einaudi",
del grande economista e statista liberale, dava i suoi frutti. Così
si giunse alla fine degli anni '50 al cosiddetto "miracolo economico
italiano".
Fu il periodo della attesa riforma agraria (purtroppo mal impostata e
peggio condotta), della creazione della Cassa del Mezzogiorno, della legge
sugli istituti speciali per il credito agevolato.
Fu il periodo dello sviluppo dell'edilizia, delle opere pubbliche e della
siderurgia.
Fu anche il periodo della motorizzazione di massa e poi degli elettrodomestici.
In agricoltura la meccanizzazione raggiunse anche i fazzoletti di terra,
senza criterio economico nella maggior parte dei casi.
Nell'anno 1960 a seguito della morte del Presidente N.H. Dott. Niccolò
Mancini, l'Assemblea dei Soci, il 30 aprile 1960, elesse a succedergli
il figlio Conte Dott. Paolo Mancini Griffoli. Dal 1959 al 1962-'63, l'aumento
del reddito nazionale faceva registrare proporzioni vistose. L'indebitamento
bancario era abbastanza modesto. Il benessere dei ceti medi, in particolare,
era giunto a livelli "americani"; la disoccupazione era quasi
inesistente. I cambi della moneta italiana erano fissi con le altre monete
e i prezzi stabili.
Alla lira italiana fu addirittura assegnato l'Oscar, riconoscimento internazionale
della sua robustezza. Tutto ciò dava l'impressione di un benessere
durevole che portava sullo stendardo l'impronta del settore industriale
e di quello terziario sviluppatisi a carico dell'agricoltura.
Non solo andarono allora sviluppandosi i consumi di massa di beni durevoli
(auto, televisori, elettrodomestici, ecc. ) ma anche quelli alimentari
raggiungendo la supernutrizione e la malnutrizione, soprattutto per l'eccessivo
consumo di carne (tagli di prima qualità), inteso come fatto di
prestigio, in verità malinteso.
Fu allora che la bilancia dei pagamenti imboccò una brutta via
per i prodotti agro-zoo-alimentari.
Fu anche il periodo in cui gli allevamenti bovini della Valdichiana videro
rapidamente entrare in crisi la razza Chianina, nota anche all'estero,
che per secoli aveva ricoperto uno dei ruoli più importanti nell'economia
della Valle. Gli allevamenti suini invece andarono intensificandosi soprattutto
per la produzione di lattoni che dettero luogo ad un mercato attivo e
allo sviluppo di industrie mangimistiche.
Dal 1961 al '70 lo sviluppo economico del Paese fece registrare progressi.
Nel settore industriale si ebbe una crescita vorticosa e incontrollata
a carico dell'agricoltura. E purtroppo ai giorni nostri se ne vedono le
conseguenze.
Il Mercato Comune Europeo, fin dal 1958, con l'unione doganale che soppresse
i dazi sui manufatti industriali - in attesa della integrazione economica,
monetaria e politica promosse incentivi, ma dette anche a fiato a squilibri
tra Nord e Sud; in particolare tra l'agricoltura dell'Europa centrale
e quella Mediterranea a scapito di quest'ultima, per cui adesso in seno
alla CEE urge la riforma della politica agricola comune in vista dell'allargamento
della Comunità.
Alcune modificazioni strutturali interne e di indirizzo dell'economia:
nazionalizzazione dell'industria elettrica, leggi urbanistiche, istituzione
dell'imposta cedolare di acconto nella misura del 15% e incontrollato
aumento della spesa pubblica, calo della produttività, consumismo
e disavanzo nel bilancio dello Stato, hanno costituito successivamente
elementi di un processo involutivo con molti aspetti negativi.
Le agitazioni giovanili (1968), a modo loro, furono la cartina di tornasole
di una situazione che andava deteriorandosi. Poi l'autunno "caldo"
del 1969, le gravi tensioni per la richiesta di aumenti salariali nelle
imprese pubbliche e in quelle private, l'esodo di capitali all'estero,
la flessione delle attività (principalmente nell'edilizia e in
quelle collegate) resero vano ogni tentativo di programmazione.
In conseguenza della risoluzione americana della inconvertibilità
del dollaro rispetto all'oro (15 agosto 1971) e della applicazione della
sopratassa del 10% sulle importazioni negli USA, la situazione economica
e monetaria internazionale andò sempre più deteriorandosi.
Fu pertanto necessario l'intervento di consistenti aiuti finanziari dall'estero
a sostegno della lira, cioè per frenarne la discesa di valore.
Ma la crisi petrolifera iniziò ad aggravare la situazione drammaticamente
in molti paesi europei, non ultimo il nostro che ha il petrolio al primo
posto nel déficit della bilancia dei pagamenti.
Nel cortonese, all'esodo dalle campagne e alla crisi della zootecnia,
dell'olio e del vino, si andava aggiungendo una situazione difficile nelle
imprese industriali cui non faceva da sufficiente contrappeso lo sviluppo
del turismo e dell'artigianato (restauro del mobile antico) e quello modesto
delle attività terziarie.
Eppure la Banca Popolare di Cortona ha saputo far fronte alla situazione,
senza cedere a lusinghe di fusioni, consapevole della propria solida posizione
che le ha consentito di realizzare un notevole sviluppo al servizio dei
soci e dei clienti, di incrementare il patrimonio edilizio e di migliorare
le strutture (di cui si parla a parte), tra le quali merita un cenno particolare
il centro contabile elettronico.
Attualmente gli impieghi per settore di attività
economica fanno registrare i seguenti dati:
Attività non commerciali 28%
Agricoltura ed alimentazione 22%
Industrie varie e commerciali non alimentari 50%
Purtroppo si prospettano per l'avvenire tempi duri. Inflazione
e svalutazione, disoccupazione, calo della produttività, perdita
di competitività sui mercati internazionali, adesione al Sistema
Monetario Europeo, vicende non edificanti del costume e della politica,
criminalità, evasioni fiscali, tormentano il nostro Paese, forse
come non è mai accaduto nell'arco dei cento anni cui abbiamo accennato.
Ma il popolo italiano troverà in sé stesso, come ha dimostrato
altre volte, lo spirito della ricostruzione e l'energia necessaria per
la ripresa sul piano morale e su quello economico.
Con questa speranza, che vuol essere certezza, la Banca Popolare di Cortona,
fedele alle sue origini, ai suoi principi istituzionali e alle sue finalità,
prosegue il cammino oltre il traguardo prestigioso del primo centenario.
EVARISTO BARACCHI
dal volume "Banca Popolare di Cortona 1881-1981"
- pubblicazione per il centenario della fondazione.
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